Nei post precedenti ho raccontato della genesi del mio problema. Insieme
ai problemi, iniziarono pure le visite mediche.
Posso dire oggi, a distanza di tanti anni, che i primi approcci con gli
specialisti furono tutt’altro che incoraggianti, sia dal punto di vista medico
che dal punto di vista umano. Per fortuna ho avuto modo di ricredermi nel corso
degli anni, dopo aver incontrato professionisti gentili e disponibili. Ma se il
buon giorno si vede dal mattino… intendiamoci, non si dovrebbe mai dimenticare
che il medico è un essere umano, e che come tutti gli esseri umani ha una vita
privata che gli procura gioie, dolori, pensieri e tutta quella gamma di
emozioni che potrebbero condizionare la sua esistenza professionale (e quindi
da bravi pazienti, bisognerebbe rompere i coglioni il meno possibile che loro
sono appunto medici, non centralinisti di una chat per cuori solitari). E inoltre,
io preferisco che un dottore rimanga distaccato, anche perché nel momento in
cui si trovi a dover prendere una decisione importante è sempre meglio che non abbia
sul groppone anche la componente emozionale derivata dall’instaurarsi di un
rapporto profondo col paziente stesso.
Detto questo, un conto è rimanere distaccato, un conto è essere stronzo
e guardare con sufficienza e dall’alto in basso un paziente in evidente
confusione, che a causa di una situazione anomala cerca di dipanare una matassa
intrecciata senza nemmeno saper bene a che santi rivolgersi.
Il neurologo è uno specialista che si occupa dei sintomi acuti. Nel senso
che di solito le patologie che rientrano nel novero delle sue competenze non
sono curabili (spesso neanche trattabili) a lungo termine, a meno che non gli
venga sottoposto un di mal di testa o patologie comuni. È un compito ingrato lo
ammetto. Per questo le visite si assomigliano tutte (e ho avuto modo di
verificare la veridicità di questa affermazione) e si basano su semplici test i
cui nomi altisonanti (il Romberg, il segno di Babinky) nascondono reazioni
corporee a volte visibili anche ad occhio nudo.
Nella mia mente, stavo iniziando ad associare delle sensazioni strane
provate nei mesi precedenti a quanto stava diventando ora palese. Il problema è
che tali sensazioni avrebbero potuto essere facilmente scambiate per sintomi di
stress o normale stanchezza. Uno spasmo muscolare, una leggera sensazione di
sbandamento notturno (ma non diurno). I sintomi evidenti erano sbocciati nelle
settimane precedenti, ma quando feci notare che ero arrivato alla conclusione
che il tutto era iniziato mesi prima, il tizio mi scagliò contro una invettiva da
prete inquisitore, e sintetizzando il tutto mi disse che ero stato un coglione
per non essermi rivolto a lui in prima istanza.
Sfido chiunque, soprattutto persone che come me hanno fatto sport, ad
immaginarsi l’imminenza di una malattia rara nel momento in cui avverti uno
spasmo muscolare. In quattordici anni di pallavolo sapeste gli infortuni
muscolari (tutti lievi per fortuna) che ho avuto. Tutti, e dico tutti, identici
a suddetti spasmi muscolari.
“La farò ricoverare il prima possibile”. Il lunedì successivo per la
precisione.