lunedì 18 novembre 2013

ti vedo e penso cap.II

un discorso a parte lo meritano i bambini. magari li vedi che giocano, ribaltano il mondo, poi si fermano e ti osservano. vedono che c'è qualcosa di diverso da quello che hanno sempre visto e ti chiedono spiegazioni. se tu educatamente gliele dai, loro constatano la novità e riprendono a fare quello che facevano prima. così ho pensato ai bambini che crescono in classi multietniche. a loro di solito non importa se quel loro compagno di giochi ha la pelle scura o gli occhi a mandorla. vedono che fisicamente sono diversi e stica. il problema nasce quando il bambino ha un genitore stronzo. in quel caso lì allora son guai. perchè il genitore tende a nascondere le diversità o a pitturarle come una anomalia, così il bambino che non si era mai posto certe domande, ora ha un problema da risolvere e cioè compiacere l'adulto. anche a me è capitato il bambino che dopo aver aperto bocca si ritrova un genitore col terrore dipinto sul volto a ricordargli che certe cose non si fanno. è una minchiata ovviamente. far credere ai bambini che al mondo non esistano problemi equivale a fargli credere che viviamo in una favola, e quando poi i problemi effettivamente arrivano (perchè arrivano, quanto consistenti non si sa, ma arrivano) spesso si trovano impreparati e prendono la rogna come una ingiustizia, non come un qualcosa che poteva succedere e alla quale ci si doveva preparare.

poi ci sono gli adolescenti e i post(?)-tardo(?) adolescenti (qualli un po' più vecchi, come si definiscono?). con quelli sono io ad avere problemi. mi sento in difficoltà, tremo un po', le gambe si irrigidiscono per il nervosismo e l'andatura ne risente (è un effetto collaterale che ben conosco e che sto cercando di affrontare al meglio). le volte in cui è successo, in realtà questi ragazzi stavano pensando ai fatti loro, il problema è tutto mio. ho cercato di capire il nesso che intercorre tra il mio nervosismo e la loro vista e forse una risposta sono riuscito a darmela. quando vedo ragazzi di quell'età, proietto il me stesso attuale verso il me stesso adolescente. come tutti, mi sentivo invincibile, nulla mi turbava. osservavo la vecchiaia e la vedevo quasi come un errore dell'anziano stesso, non come una inevitabile tappa dell'esistenza. e ora, quando guardo questi ragazzi, mi immedesimo nei loro pensieri e vedo un me stesso più fragile, di sicuro più consapevole ma in qualche modo ferito, e sento quel senso di invincibilità gravarmi sulle spalle, schiacciandomi.

con l'altro sesso...beh, da quando ho questo problema il numero di fan è miseramente crollato. onestamente, non penso neanche sia una cosa strana o cattiva. ognuno di noi cerca nel partner quella componente di sicurezza che io ad un primo sguardo non posso offrire. ciò non mi giustifica. se voglio che in un giardino ci vengano le api, devo fare in modo che ci siano i fiori. lo stesso vale per me. devo essere bravo a far fiorire il giardino. poi, dalla teoria alla pratica il discorso si complica, ma sembra io non sia nato per soluzioni semplici.

2 commenti:

  1. Vado a pianta' du' bulbi, che pure il mio giardino è messo abbastanza male...

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  2. eh...e le tette mica si inventano...

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