lunedì 2 dicembre 2013

gioie e dolori

Le visite avvenivano la mattina. i dottori erano accompagnati dagli studenti della clinica universitaria, in gruppo. osservavano, imparavano, e si preparavano ad essere il futuro della medicina. il professorone che mi fece ricoverare non si vide praticamente mai perchè in quelle due settimane era in ferie. il problema, non era che avesse precedentemente progettato di cullare le sue terga altrove. il problema, quello che mi fece abbastanza alterare, fu il fatto che al suo rientro quando gli altri medici gli presentarono il caso (in mia presenza), rispose con una sufficienza ed una alterigia senza pari. "Ah sì, mi sembra di ricordare il caso". ti sembra di ricordare? prima mi tratti come un coglione, poi mi guardi da lontano, senza più preoccuparti di nulla. avevo già capito che tipo fosse quando gli infermieri entrarono in fretta e furia in camerata riordinando tutto, allarmati dal rientro di Mengele de noantri. quando tolsero dalla vista il libro che tenevo sul comodino i miei coglioni iniziarono un pochino a girare vorticosamente. e poi mi conosco. quando sento puzza di autorità arrogante è una delle situazioni in cui perdo la mia solita prudenza. così iniziai a rispondergli a mezza bocca, calcolandolo il meno possibile, o rispondendo direttamente agli alunni, che sicuramente non avranno avuto esperienza, ma di sicuro un po' di interesse.

voglio dimenticare quell'immenso coglione, anche perchè poi ho avuto modo di ricredermi fortemente sull'umanità di medici e infermieri, che ricordiamolo, non sono automi al nostro servizio, ma esseri umani.

e in effetti, esseri umani a tutti gli effetti. come in ogni ambiente popolato da giovani studenti, il livello di gnocca era decisamente alto. così, oltre all'equipe che mi seguiva, c'erano altri studenti che applicavano i loro studi ai vari esami da effettuare. come avrò modo di specificare in seguito, diversi di questi esami prevedono l'uso di simpatiche scariche elettriche sulle vie nervose. in una di queste stanze ho incontrato il medico piacione e la giovane praticante (in perfetto stile Alvaro Vitali). il medico cercava giustamente di fare il simpatico, un po' spiegando, un po' interrogando la ragazza. dalla teoria alla pratica: "Allora, devo attaccare il filo rosso, quello nero... e poi, la tensione di riferimento...", e il gioco di sguardi continuava. io, che da un paio di giorni andavo prendendo scosse ripetute, seppur per dovere di laboratorio, osservavo attentamente dove metteva le mani la signorina. dopo un po' di incertezza le dissi: "Ehm...quel cavo lì va collegato a massa...". mi guardarono con un misto tra lo stupore e il diffidente verso colui che aveva appena interrotto il loro primaverile tubare. "spero mi scuserete...sono un po' del settore e sarei un pochino stufo di essere usato come lampadina...".

ma, a parte questi due estremi (il secondo poi lo giustifico, e l'esame che ne seguì fu condotto scrupolosamente), il tutto andò secondo ogni corretto dettame medico. 

2 commenti:

  1. Fatte le dovute differenze, a me la giovane procace INESPERTA specializzanda, guidata ovviamente dal meno giovane meno procace medico specializzato, tolse due placche metalliche nell'osso della mandibola. Che detto così fa ridere, solo che lo faceva in anestesia locale ( e l'osso, ahimè, se ne fregava della suddetta anestesia) usando scalpelli e cacciaviti, e sbagliando sovente, e insomma, materiale da post. Dieci anni dopo, però.
    ._.'

    RispondiElimina
  2. dev'essere il punto che non reagisce alle anestesie. a me per un banale dente ma proprio non c'era verso di assopirlo...

    RispondiElimina