martedì 21 gennaio 2014

un tentativo di rientro.

declino fisico, dicevo.

qualche mese prima, con i compagni di squadra, eravamo ad Ancona per vedere la partita di semifinale del campionato Italiano di pallavolo. per vedere la Lube. prima di entrare, un mio compagno incontra una sua conoscenza (in parte anche mia, ci avevo giocato contro diverse volte) e inizia a fare "campagna acquisti". il ragazzo è un alzatore e visto che il nostro ha deciso di tornare alla sua vecchia squadra ne abbiamo bisogno. in realtà si sta delineando già un qualcosa che da tempo stavamo tentando di mettere in pratica. la squadra dei nostri sogni, composta da personaggi un po' particolari conosciuti nel corso di anni di partite. ma che alla fine dei conti, oltre alla tendenza giocosa e alla combriccola semiseria, avrebbe portato pure una qualità tecnica invidiabile. e anche questa era una opportunità che non volevo lasciarmi sfuggire.

così mi presento agli allenamenti ad inizio stagione. ma la corsa è rallentata. il salto non è esplosivo. il muro è teorico. ma l'ostinazione supera tutto. la squadra si presenta ben presto per quello che è. una discreta armata che affonda chiunque si presenti davanti. e senza prendersi mai sul serio. un comparto di cabarettisti, davvero. alla fine ci accorgemmo che uno sparuto gruppo di tifosi avversari aveva iniziato a seguirci allo scopo di assistere alle cazzate di quei due-tre elementi da teatrino. e in sottofondo io. testardo, cocciuto. senza mai pensare a qualcosa di peggio, come se tutto dovesse finire da un momento all'altro, prima o poi. svegliandomi da un brutto sogno, da questa nera nebbia onirica. andando avanti, dopo i primi salti, se perdevo un po' di riscaldamento, retrocedevo in difesa, dove ancora potevo dire la mia. a fine anno, dopo aver vinto il campionato, scesi in campo per l'ultima volta. neanche nel mio consueto ruolo di centrale, per il quale ormai c'era solo da alzare bandiera bianca, ma come schiacciatore opposto, in modo da evitarmi scatti ai quali non riuscivo più a prestarmi.

la vita stava cambiando. lentamente. ma il cervello era bloccato, fossilizzato. incapace di rendersi conto di quello che stava succedendo. dissimulando. mentendo spudoratamente. e troppe bugie sarebbero state ancora dette. a cominciare dall'estate successiva. quando le corse all'aria aperta sarebbero state sempre più brevi. fino a diventare delle camminate. il dolore sulle piante dei piedi aumentava. a volte era lancinante. d'altra parte anche gli ultimi salti in palestra erano diversi. più di una volta ricadendo, sentii delle contrazioni sui tendini dei talloni, tanto da farmi pensare che non era più il caso di cercare il colpo fenomenale. avrei pensato dopo a come rimediare...

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