mercoledì 23 ottobre 2013

la genesi di una sfiga


tutto ebbe inizio il pomeriggio assolato di alcuni anni fa.

come spesso mi accadeva (e con sommo piacere), ero solito approfittare della strada di campagna sopra casa mia per una piacevole corsa all'aperto. durante l'anno ero chiuso in palestra per gli allenamenti con la mia squadra di pallavolo, mentre d'estate, spesso pentendomi dei miei peccati di gola invernali, mi proponevo regimi da sportivo serio (propositi poi puntualmente disattesi). poco importa alla fine. il ritornare a casa, sudato, con i polmoni che si erano aperti e che lasciavano passare quel retrogusto di erba fresca dei campi, aveva davvero pochi paragoni.

eppure, quella fu la mia entrata nel mondo dei cosiddetti disabili. ora, a distanza di tanti anni e con tanta acqua passata sotto i ponti, posso affermare con una certa autorevolezza che quando si parla del sottoscritto, si fa riferiemento ad un "disabile" piuttosto figo (eddai, sarò troppo immodesto?), una sorta di Dr. House nostrano, non dotato dello stesso cinismo, ma dopo aver visionato tutte ed otto le serie del telefilm, sicuro di aver attraversato la maggior parte delle fasi psicologiche che i sapienti narratori hanno descritto (per esperienza diretta avrei qualcosa da ridire sulla scioltezza del seppur claudicante dottor casa, ma insomma non penso che questo tolga fascino alla serie tv).

torniamo a quelle corse. il primo tratto di strada è una discesa lunga e piuttosto ripida. notai che qualcosa non andava. avevo come l'impressione di essere un po' teso. fermai la corsa e mi misi a camminare. non diedi troppo risalto alla cosa. un po' perchè non si dovrebbe iniziare a bomba una qualsiasi attività fisica, ed un po' perchè appena la strada si fece pianeggiante, iniziai a correre senza problemi affrontando i successivi saliscendi come sempre.

eppure, in un paio di occasioni, mi fecero notare che stavo zoppicando. "Ti sei fatto male?". "No, perchè?". in pratica non me ne accorgevo, ma qualcosa aveva già iniziato subdolamente ad incunearsi nella mia esistenza. anche se non sentivo dolori, nè avessi l'impressione che qualcosa non andasse, decisi di farmi visitare. inizialmente da un fisiatra. ma questi, constatato che a livello fisico andava tutto bene, mi consigliò una visita neurologica.

l'inizio di un calvario. che per adesso tengo più o meno bene sotto controllo, con le difficoltà del caso dovute alla cronicità della situazione, ma che non mi permette di poter avere troppi momenti di debolezza. tanto per chiarire subito: nella mia condizione si vive, ed anche bene. sembra che nella sfiga, non mi sia andata troppo male (una toccatina è d'obbligo che il futuro è incerto per chiunque, figuriamoci per uno come me), ma c'è stato un percorso duro, in salita, perchè tante cose le ho dovute reimparare e tante ne sto imparando anche adesso. iniziare a scriverne, forse aiuterà a mettere un po' d'ordine.

5 commenti:

  1. troppo tempo che mancavo .. non sapevo questo risvolto anche se avevo intuito qualcosa
    piacere di essere qua come invitata
    mi piace questo blog e mi piace esserci
    un abbraccio
    zorra

    RispondiElimina
  2. comunque ho ricominciato a scrivere anche di là, giusto perchè chi si prende troppo sul serio non mi va a genio.

    RispondiElimina
  3. C'è questa cosa che continuo a pensare da quando ho letto il post, qualche giorno fa, come un pensiero che si fa fatica a tradurre in parole. E' l'immagine di te che fai il primo passo "sbagliato" su quella discesa ripida, tanto ripida che non hai potuto fermarti per anni. E poi - è sempre il mio pensiero visivo - poi ti sei dovuto sedere a terra, lì in fondo, incredulo. Ma in qualche modo hai ripreso a camminare, lungo una salita, a camminare con ostinazione, a denti stretti. Ecco...forse era meglio se lasciavo il pensiero senza parole...Magari però hai capito.

    RispondiElimina
  4. sì, ho capito. anche se hai condensato insieme dieci anni di vita. e in dieci anni ne sono successe tante di cose. con pensieri contrastanti e/o così distanti tra loro.

    RispondiElimina